4 settembre 2009

Benigni: "Silvio, dai le escort ai disoccupati"

"Parleremo di trascendenza, di Dio, ma prima parleremo di mignotte, bagasce, escort, riassumibili in una parola sola, Berlusconi."

" Silvio, ma perchè non mi hai mai invitato alle orge? tutti ignudi con le bambole gonfiabili, con le pecore, c'è chi ha visto Emilio Fede che faceva l'amore con una pecora gonfiabile."

"Silvio, io non mi occupo delle tue cose private, del'etica, della crisi, della costituzione, questi "sono fatti tuoi privati", parlo delle cose pubbliche: delle bagasce, delle escort. Insomma Silvio ci sono i disoccupati, dagli qualche escort anche a loro!".

"Silvio, c'è la registrazione con le fotografie, ma lui nega, giura sui suoi figli. Se lui giura il falso sui suoi figli, bisognerebbe chiedergli: di chi sono i toui figli?."

"All'inizio lo voleva far sapere, che c'ha tutta stà potenza sessuale, Clinton negava, a lui invece piace farlo sapere. Vai con le escort, tanto alla fine le escort le paghiamo noi. Pagale tu con tutti soldi che c'hai!".

"Veltroni è rapidissimo, dura tre minuti, compresa la doccia."

28 giugno 2009

In pericolo la libertà di espressione "anche" in Italia, è passato il decreto D'Alia

di Luca Rebecchini

Da una mail di un amico fotografo, Luca, perchè la democrazia oggi in Italia è subdolamente sempre più in pericolo sotto al parvenza di uno "pseudo-benessere-positivista" che il Governo Berlusconi vuole propagandare nonostante la terribile depressione cultuale, politica e sociale che siamo costretti a subire in Italia.





È passato l'emendamento D'Alia.

L 'attacco finale alla democrazia è iniziato!

Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo.


Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l 'obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senza tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC), è stato introdotto l'articolo 50-bis, "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet".
Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l'articolo è diventato il n. 60. Anche se il senatore GianpieroD'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della "Casta" che non vuole scollarsi dal potere.
In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo.
Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero. Il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.

Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge?
Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l'unica fonte informativa non censurata.

Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube.
Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che vede un'impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d'interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.

Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l'Italia come la Cina e la Birmania.

Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico.

Fate girare questa notizia il più possibile. È ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. È in gioco davvero la democrazia!!!

28 maggio 2009

Il ribelle: B

B. Buddismo: la vita, ogni vita, è comunque penosa, perché anche quella apparentemente più felice non può non soffrire l'angoscia della sua fine. Bisogna quindi spezzare la catena vita-morte-vita per arrivare a non rinascere più.
Bullshit: la storia delle «armi di distruzione di massa» di Saddam Hussein, da cui gli americani presero l'avvio e il pretesto per attaccare l'Iraq, oltre che vergognosa è grottesca. La vicenda era talmente comica che a Teheran, quando una cosa era considerata bullshit, una cazzata senza importanza, era invalso l'uso di dire: «Come i missili di Saddam».

Bush (George W.): non è necessario vestire una scimmia, per vedere una scimmia vestita.

Tratto da "il ribelle dalla A alla Z", di Massimo Fini, edito da Marsilio.
(la sintesi e quindi il "montaggio" dei brani tratti dal libro, sono di mia unica scelta e responsabilità.)

Buddismo. Il buddismo, almeno quello delle origini, appare come un pensiero totalmente nichilista, forse il più compiutamente nichilista che sia stato elaborato. La vita, ogni vita, è comunque penosa, perché anche quella apparentemente più felice non può non soffrire l'angoscia della sua fine. Bisogna quindi spezzare la catena vita-morte-vita per arrivare a non rinascere più. In questo cammino l'uomo è solo, assolutamente solo, disperatamente solo. Nella concezione buddista, infatti, tutto è instabile, non è che un insieme di fenomeni, fisici, biologici e psichici, in perpetua trasformazione (Eraclito). Lo stesso universo non sfugge a questa legge: si produce lentamente, si stabilizza per qualche tempo, si distrugge in un gigantesco collasso su se stesso, per poi riprodursi ancora e riprendere il ciclo, eternamente (l'«eterno ritorno» di Nietzsche, teoria del Big Bang).
A parte questo eterno andare del tempo, infinito quanto lo spazio, non c'è nulla di costante, di fisso, di immutabile cui poter far riferimento, nulla di analogo a quello che per gli occidentali è Dio o l'anima, per gli indù il «sé», per gli jaina «il principio universale». Inutile rivolgersi agli Dei, che pur esistono, perché anch'essi, benché godano di alcuni privilegi, sono sottoposti all'inesorabile legge dell'instabilità, anch'essi muoiono e rinascono, magari in qualche categoria inferiore, umana o animale o d'altro tipo.
Il buddismo è una religione senza Dio, senz'anima e senza culto che fa appello alla ragione e non alla fede. Che cos'è che tiene attaccato l'uomo alla catena infinita delle rinascite? Proprio il suo amore per la vita e i suoi piaceri che peraltro è anche la fonte del suo soffrire. Dovrà quindi distaccarsi gradualmente dalla vita e arrivare all'impassibilità e all'inazione assoluta.
Quindi per portarsi avanti, diciamo così, sulla «via della salvezza» (màrga), oltre che abbandonare tutte le passioni, le brame, le ambizioni, le gioie e i vizi della vita, bisogna prima praticare le «otto virtù» e perciò anche le buone azioni che seminano i germi per trovarci a uno stadio più elevato nelle esistenze successive e non dover partire da zero. Per non compiere cattive azioni però non basta non attuarle, bisogna anche non volerle e nemmeno desiderarle, perché per il buddismo la volizione è già un'azione che porta con sé tutte le conseguenze come se l'intenzione fosse stata effettivamente agita.
Per raggiungere questo stato di controllo totale, fisico e mentale, su se stesso il monaco buddista deve quindi sottoporsi a una severissima disciplina, con metodiche di vario tipo, molte delle quali sono vicine alle antiche tecniche dello yoga. La sua è soprattutto una lotta intcriore.
Fatto questo percorso, che impegna molte esistenze, non si è però alla fine. Ci sono ancora quattro livelli da superare sulla «via della salvezza». Nel primo, quello dell'«Entrata nella corrente» (srotaapanna), il monaco, lasciatosi alle spalle tutti gli errori e i dubbi, raggiunge la certezza che non rinascerà più di sette volte. Col secondo, detto «Unico ritorno» (sakrdagamin), che corrisponde a una purificazione e a un distacco ancora
maggiori (soprattutto dai sensi, che sono l'eterno problema di ogni religione, pensiero o aspirazione ascetica), si rinascerà una volta sola fra gli uomini. Col terzo, «Senza ritorno» (anàgd-min), non si rinascerà più in un corpo umano, ma in uno divino e per una sola volta. Col quarto si entra in una condizione di estasi e di imperturbabilità assoluta (nirvana}. Si potrà vivere ancora molto a lungo ma alla morte si avrà la certezza dell'Estinzione completa (paranirvànà) e ci si scioglierà finalmente nel Nulla.
Per l'uomo occidentale la faccenda è più semplice. Per raggiungere il Nulla gli basta morire una volta sola.

Bullshit. La storia delle «armi di distruzione di massa» di Saddam Hussein, da cui gli americani presero l'avvio e il pretesto per attaccare l'Iraq, oltre che vergognosa è grottesca. Perché, anche qualora Saddam avesse conservato quelle armi, che proprio gli americani (insieme ai francesi e, via Germania Est, ai sovietici) gli avevano fornito, a partire dal 1985, perché le usasse contro i soldati iraniani, non era in grado di colpire alcun Paese occidentale, Israele compreso, e nemmeno i suoi vicini.
Nel 1987 Saddam, che stava perdendo la guerra con l'Iran sul terreno, decise di ricorrere ai missili a lunga gittata che fino ad allora non aveva osato utilizzare nel timore che il nemico facesse lo stesso, magari centrandolo in qualche suo palazzo. Era la mossa della disperazione. L'obiettivo era naturalmente Teheran, la capitale, dove viveva l'odiato Khomeini. Sui giornali, anche europei e americani, si parlava di «guerra dei missili». In quei giorni mi trovavo a Teheran per seguire le vicende della guerra e quella storia dei missili mi preoccupava non poco. Ma preoccupava ovviamente anche gli abitanti di Teheran, perché i musulmani, pur avendo con la morte un rapporto molto diverso dal nostro, sono uomini e hanno paura, come tutti.
Si aspettava quindi con una certa apprensione l'arrivo di questi missili di Saddam. I primi due caddero nel deserto a una cinquantina di chilometri da Teheran, il terzo si avvicinò un po' di più, il quarto centrò finalmente la città. E sbrecciò un muro. Quei missili infatti, come quelli che Gheddafi cercò di lanciare su Lampedusa, non avevano la portata sufficiente per coprire la distanza fra le basi irachene e la capitale iraniana. Gli artificieri avevano quindi dovuto aumentare il propellente, ma contemporaneamente diminuire la carica esplosiva. Per cui ciò che arrivava era poco più di un grosso petardo.
La vicenda era talmente comica che a Teheran, quando una cosa era considerata bullshit, una cazzata senza importanza, era invalso l'uso di dire: «Come i missili di Saddam».

Bush (George W.). Non è necessario vestire una scimmia, per vedere una scimmia vestita.

22 maggio 2009

Il ribelle: A

Inizia oggi il Dizionario de "Il ribelle dalla A alla Z", di Massimo Fini.
A. Antropocentrirsmo: credersi al centro dell'universo.
Antropoformismo: credere che Dio ci abbia creato a sua immagine e somiglianza.
Autarchia: unica alternativa alla globalizzazione.

Tratto da "il ribelle dalla A alla Z", di Massimo Fini, edito da Marsilio.
(la sintesi e quindi il "montaggio" dei brani tratti dal libro, sono di mia unica scelta e responsabilità.)

Antropocentrismo. L'uomo si crede il centro dell'Universo. Perché mai quest'essere che abita un minuscolo pianeta di un modesto sistema stellare che fa parte di una galassia fra milioni di altre galassie che compongono un universo che potrebbe essere uno dei tanti, infiniti, universi, così come la dimensione in cui vive solo una delle tante, infinite, dimensioni possibili, e la cui vita, come specie, dura, in tempi cosmici, meno di un nanosecondo, si consideri e si pensi il centro di questa infinità, spaziale, temporale, dimensionale, si può spiegare solo con la sua angoscia, con la sua esigenza di dare un senso a un'esistenza che non ne ha o che comunque non è ricavabile con gli strumenti limitati della sua ragione.
È il problema della nostra civiltà, oggi.
Non si tratta di idealizzare la Natura e di farne un feticcio o una sorta di nuova divinità. Il fatto è che la Natura ha elaborato le sue leggi in milioni di anni, queste leggi hanno quindi un senso profondo e prima di andare a toccarle bisogna rifletterci su parecchio.
Anche la scoperta che una pietra aguzza può essere usata come arma, è tecnologia, quindi la tecnologia esiste da sempre, nasce con l'uomo che non è solo Natura ma anche Cultura.
Il problema diventa tale con l'uso di massa della tecnologia e lo sfruttamento sistematico della Natura. Perché quest'uso ne altera gli equilibri, ne sovverte, forzandole oltre ogni limite, le leggi e ne provoca la reazione. La tecnologia infatti concentra in tempi e spazi ridottissimi ciò che la Natura ha regolato con cadenze lente e ampie. Proprio per questo ottiene, sul momento, i formidabili risultati che ottiene.
Ma questa concentrazione di energia ha inevitabilmente, nel tempo, dei controeffetti altrettanto potenti. È come una molla che libera la stessa forza che abbiamo messo nel comprimerla. Un boomerang.
Inoltre quando applichiamo a livello di massa le nostre invenzioni, scoperte, ritrovati e artifizi non siamo in grado, per quante proiezioni computerizzate si facciano, di prevedere e calcolare le variabili che mettiamo in circolo.
A furia di saccheggiare la Natura in modo dissennato stiamo devastando il pianeta e alterandone l'ordinamento in modo estremamente pericoloso. Abbiamo pervertito l'istinto di sopravvivenza in un autodistruttivo delirio di onnipotenza e, come delle cellule cancerogene, stiamo divorando e uccidendo il corpo da cui siamo nati, in cui siamo cresciuti e che ci dà vita.

Antropomorfismo. Che Dio, questo Essere perfettissimo, abbia creato l'uomo a sua immagine e somiglianzà è un'idea assai bizzarra e vagamente blasfema. A me pare un tantino più probabile che sia stato l'uomo a creare Dio a sua immagine e somiglianzà, non rendendogli peraltro un buon servizio.

Autarchia. II termine è oggi squalificato, non solo e non tanto perché fu una delle bandiere del fascismo, ma perché del tutto fuori dal tempo. Nell'era della globalizzazione, dell'integrazione di tutte le popolazioni del mondo all'insegna di un unico modello, quello occidentale, che ha dimostrato una forza, un'efficienza, una penetratività straordinarie, l'autarchia appare totalmente anacronistica e il termine stesso è scomparso dal linguaggio politico.
Eppure a una qualche forma, sia pur limitata e ragionata, di autarchia, intesa non solo in senso economico e politico (in greco il termine significa padronanza di sé) bisognerà pur tornare perché la globalizzazione omologa, appiattisce, rende tutto uguale e provoca nell'individuo un forte senso di estraniamento e una dolorosa perdita di identità.
Il consumo è il motore del modello. E il modello costringe al consumo per riempire il vuoto esistenziale che ha creato. Il circolo è vizioso.
Solo il ritorno a forme di autarchia economica, e quindi a comunità più piccole, più coese, più controllabili, dove l'uomo ritrovi identità, senso, padronanza di sé e i legami con gli altri, potrebbe, forse, consentirgli di riempire tale vuoto altrimenti che col consumo compulsivo e ossessivo e di spezzare questa catena.

19 maggio 2009

Il ribelle: è ora di "ribellarsi"

Solo recentemente ho conosciuto (purtroppo solo come autore) Massimo Fini. Pungente e acutissimo giornalista/scrittore "ribelle". Mi riferisco non solo ad uno dei suoi illuminanti libri (Il ribelle dalla A alla Z), ma perchè con una coerenza rara, da anni scrive e pubblica su varie testate, articoli e approfondimenti sempre "contro". Non intendo per contro la volontà di criticare, attaccare, denigrare gratuitamente le realtà sociali che ci riguardano, ma la coraggiosa e coerente visione di un mondo che viaggia inconsapevole verso una fine quasi inevitabile... E' uno dei pochi "intellettuali" (nel senso più positivo del termine) che affronta apertamente gli abusi, le violenze, le assurdità che il moderno mondo "globalizzato" ci obbliga a vivere ed a "subire".



Così da oggi pubblicherò una sintesi di alcuni suoi pensieri tratti da un suo libro del 2006: il Ribelle dalla A alla Z, edito da Marsilio. Un "dizionario" che affronta tutte le più importanti tematiche dei nostri tempi con chiarezza, semplicità, e soprattutto, da un punto di vista che, anche se ogni giorno più evidente, mostra l'altra faccia della medaglia, quello che i regimi (italiani e non solo) non dicono o, peggio ancora, nascondono subdolamente, perchè per comprendere dove ci troviamo e dove stiamo andando (almeno politicamente, ecologicamente e socialmente) è necessario analizzare quello che ci sta, inconsapevolmente e senza possibilità di contestazione, accadendo e che sta determinando le nostre esistenze.
(la sintesi e quindi il "montaggio" dei brani tratti dal libro, sono di mia unica scelta e responsabilità.)

MASSIMO FINI, scrittore e giornalista, pubblica per «II Giorno», «La Nazione», «II Resto del Carlino» e «II Gazzettino». È autore di Il conformista (1990) e di due dissacranti rivalutazioni storiche: Nerone. Duemila anni di calunnie (1993), Catilina. Ritratto di un uomo in rivolta (1996). Per Marsilio ha pubblicato Di[zion]arìo erotico. Manuale contro la donna a favore della femmina (zooo2), Nietzsche. L'apolide dell'esistenza (2OO34), i saggi storico-filosofia La Ragione aveva Torto? (1985, 2005'), Elogio della guerra (1989, 2OO34), Il denaro «Sterco del demonio» (1998, 2OO34), ora disponibili in edizione tascabile, Il vizio oscuro dell'Occidente. Manifesto dell'Antimodernità (2002 e 2oo66) e Sudditi. Manifesto contro la Democrazia (20O43).
È inoltre autore, con Eduardo Fiorillo e Francesca Roveda, di Massimo Fini è Cyrano contro tutti i luoghi comuni (2005), che riprende la fortunata esperienza teatrale del Cyrano, se vi pare... dove compare anche nelle vesti di attore.

Il "relativista culturale"

Per il «relativista culturale» non esistono né sistemi, né morali, né religioni, né principi universali". Naturalmente, poiché non siamo fatti di ghiaccio, ma di sangue, di carne, di sensazioni, di emozioni e non osserviamo la realtà con la freddezza dell'entomologo e della sua lente, ma viviamo in società concrete, anche il «relativista» ha le sue preferenze, ma è consapevole che sono semplicemente le sue, non una verità oggettiva valida anche per gli altri o addirittura per tutti.
Per quanto mi riguarda, se l'aspirazione dell'essere umano è di raggiungere non dico la felicità, parola proibita che gli americani hanno avuto l'imprudenza di includere nella loro Dichiarazione di Indipendenza, ma una certa serenità, mi pare più astuta, quantomeno dal punto di vista psicologico e della tenuta nervosa, una società che ricerca l'equilibrio in ciò che c'è già e dove ci si accontenta di quello che si ha, piuttosto di una come la nostra dove tutto il meccanismo economico e produttivo e l'intero sistema spingono, con una coerenza ferrea e quasi omicida, «all'inseguimento inesausto di un futuro orgiastico, che pare sempre lì lì per essere colto, e che invece arretra costantemente davanti ai nostri occhi con la stessa inesorabilità dell'orizzonte davanti a chi abbia la pretesa di raggiungerlo»,provocando così nell'individuo, nell'uomo concreto che questa società deve viverla, frustrazione, angoscia, anomia, nevrosi, depressione e, soprattutto, una formidabile perdita di senso.
Se non esiste una morale universale, né tantomeno la certezza di un Dio, ciò significa che il «relativista» è necessariamente un amorale o, peggio, un immorale, per nulla. Il fatto che rispetti i valori di culture diverse dalla sua, anche quando gli paiono aberranti, e finché rimangono all'interno di quelle culture e non pretendono di prevaricarne altre, non vuol dire che non ne abbia dei propri. Possono essere quelli dominanti nella società cui appartiene oppure, se questi valori non lo convincono, non lo riguardano, non sono i suoi, li sente eterodiretti o ipocriti o fasulli, si apre allora per lui la strada tracciata da Nietzsche in Al di là del bene e del male": si creerà da sé la propria tavola di valori. Ma questa posizione lungi dall'essere un cinico disimpegno o un'autorizzazione a fare ciò che più ci pare e piace è, al contrario, una tremenda e prometeica assunzione di responsabilità. Perché costui - e non la famiglia, la società, i vicini, le cattive compagnie o «n'importe que» - è individualmente e totalmente responsabile dei propri atti e se ne assume tutte le conseguenze davanti alla comunità in cui vive, senza esitazioni, senza piagnucolamenti, senza autocommiserazioni e autogiustificazioni. Senza scuse. Senza sconti, perché quello che ha assunto è un impegno con se stesso e verso se stesso. Questo tipo d'uomo è il Ribelle.
In tale ottica anche un criminale può essere un uomo morale, se rimane fedele ai codici che si è dato. Immorali sono invece quelle brave persone, quei puri gigli di campo che affettano pubblicamente di onorare i valori comuni alla loro società (magari considerandoli "universali"), cui sono soliti obbligare gli altri, scandalizzandosi e indignandosi se non lo fanno, e che poi li tradiscono quotidianamente sottobanco. Sono gli uomini dalla «doppia morale», una pubblica, buona per i gonzi che ci vogliono credere o per coloro che, senza essere gonzi, per un intimo sentimento di lealtà nei confronti dei propri concittadini, non intendevano violarla e una tacita, nascosta, e del tutto contraria, valida solo per loro e i loro simili che, sentendosi straordinariamente intelligenti, han capito, o credono di aver capito, come vanno le cose del mondo.
Di questi uomini sleali è piena la nostra società complessa dove i comportamenti degli individui sono difficilmente controllabili e verificabili e altrettanto facilmente mistificabili e che ha quindi completamente perduto alcuni valori, relativi anch'essi, naturalmente, ma indispensabili per poter vivere insieme, che erano invece fondamentali non solo fra i popoli «primitivi» (per i quali l'onta massima è «perdere la faccia»), ma anche presso ogni comunità ristretta, di ridotte dimensioni, semplice, come il villaggio preindustriale e premoderno, dove ognuno conosceva tutti ed era da tutti conosciuto e barare al gioco della vita era impossibile o molto difficile. Questi valori si possono riassumere in uno solo. Si chiama dignità.

11 marzo 2009

La dipendenza (di internet) genera violenza?

da Punto Informatico

Il web rende i netizen violenti e aggressivi o sono le frange più facinorose ad esserne più attratte? Questo è il dilemma a cui alcuni ricercatori taiwanesi hanno tentato di dare risposta per mezzo di uno studio che coinvolge teenager, Internet e gli effetti sul comportamento sociale innescato da questa accoppiata. In particolare, più a rischio sarebbero tutti coloro che dal web sono dipendenti, magari fino al punto di tentare di rubare un laptop per accedere alla propria pagina su Facebook.

Lo studio, effettuato da un'equipe di ricercatori della Kaohsiung Medical University, si è basato sulle risposte fornite a vari questionari inerenti sia l'attività online che quella offline di un campione composto da 9.405 teenager. Una volta vagliati i risultati, è emerso che il 25% dei maschi e il 13% delle femmine costituiscono lo zoccolo duro di chi non riesce a vivere senza il web. Secondo gli scienziati, questo gruppo di utenti sarebbe più propenso ad atteggiamenti violenti, derivati con tutta probabilità dall'abuso di contenuti come video pornografici, videogame violenti, nonché social network.

In particolare, il 13% di tutte le ragazze intervistate e il 32% della totalità di ragazzi avrebbero manifestato nell'ultimo anno comportamenti violenti, che sarebbero sfociati anche in danni non irrilevanti. Percentuale che sale al 37% nella fascia identificata come dipendente dal web. "Le attività sul web possono fornire agli adolescenti numerose opportunità di osservare e sperimentare i risultati di comportamenti violenti - spiegano gli autori - dando loro un valore del tutto positivo poiché li aiuterebbe ad identificarsi in un gruppo come degli idoli, dei vincenti".

26 febbraio 2009

Riapriamo il caso 9/11

Il 9 Settembre 2001 è una data indimenticabile ovunque al mondo. E' stata la svolta per iniziare nuove guerre per soddisfare l'economia (delle armi, del petrolio, delle infrastrutture, della ricostruzione, etc...) degli USA.
Molte sono state, e continuano ad essere le perplessità, i dubbi, ed infine la quasi certezza del coinvolgimento dell'amministrazione Bush negli attacchi "terroristici" alle torri e al pentagono.
Una organizzazione in particolare, tra molte altre, continua a denunciare le verità occultate, ancora oggi, sui reali avvenimenti che portarono all'attacco:

REOPEN 911.ORG

Qui un sito sulla domanda della foto.

Un post di Lunedì 23 Febbraio di un amico blogger Al Godar, risolleva questi interrogativi:

Noi cubani siamo abbastanza sospettosi a credere nelle cospirazioni.
La prima cospirazione che ricordo è quella degli inizi del '59 che diceva che Fidel era comunista. Certo, in seguito ci hanno spiegato che era una voce mal intenzionata. Solo nel '61 siamo venuti a saper che era certo.
Per questo oggi prendo sempre le cospirazioni con una certa incredulità, per senza negarmi la possibilità di considerarle.
Ad esempio: la notizia che afferma che gli edifici del WTC sono stati abbattuti con esplosivo.
Non ho nessuna idea sul come, quando, chi e perchè posero dell'esplosivo (anche se esistono dei sospetti), però mi piacerebbe sapere come, ad esempio, si possa spiegare: la cinetica di caduta libera. Sembra che i piani inferiori non opposero nessuna resistenza. Il volume della nube dei gas. Sembra esagerato per essere prodotto solo dalla caduta delle torri. Sembra che nessun altro grattacielo si sia imploso così elegantemente a casua di un incendio.
Chi è interessato a questo tema raccomando questo sito, tra i molti altri.

24 febbraio 2009

Re-immaginare il futuro, 2009

di Jordan Kraemer da Smart Mobs

Per il 100° anniversario del Futurismo, Eric Paulos (professore di HCI e Ubiquitous Computing presso la Carnegie Mellon) delinea una visione per la progettazione della tecnologia, illustrandola come sempre più partecipativa e rilevante nelle preoccupazioni sociali contemporanee. Paulos sottolinea come la progettazione dei computer slitti, grazie al suo più facile uso, da scopi unicamente professionali a creativi amatoriali, artisti, hacker che hanno influenzato l'uso della tecnologia in modi imprevisti.

In particolare enfatizza la necessità di ridisegnare il goal della tecnologia, esortandoci a rivedere le nuove tecnologie in termini di utilità e pertinenza sull'usabilità ed efficenza, che è ciò che conta:

Accecati dalla nostra ricerca per "tecnologie intelligenti" ci siamo dimenticati di contemplare la progettazione delle tecnologie in modo da ispirarci per essere più intelligenti, più curiosi e più inquisitivi. Dobbiamo ripensare l'impatto che vogliamo avere in questo momento storico nella cultura digitale.

Dobbiamo scegliere di partecipare e magari condurre un dialogo che preannuncia nuove pratiche per consentire la partecipazione alla progettazione sia di "esperti" che di "non-esperti". Siamo nel mezzo dello sviluppo dell' "esperto amatoriale".

Paulos ci incita a riflettere sulle nuove tecnologie e i media sociali affinchè si possano favorire nuove forme di partecipazione, in particolare in ambito di impatto sociale e politico:

In ogni caso la stessa pratica culturale instillata nella tecnologia digitale, caratterizzata dalla comunicazione aperta, decentralizzazione dell'autorità, libertà di condividere, partecipazione pubblica, sarà il fulcro centrale per nuove soluzioni. Chi saranno i primi leaders che contribuiranno nella soluzione delle sfide del futuro? non gli scienziati e ingegneri delle generazioni passate, non gli attuali ricercatori delle tecnologie digitali, ma "chiunque", tu, io, tutti noi cittadini quotidiani del nostro mondo.

Paulos solleva molti aspetti positivi, in particolare sui valori e gli obiettivi che hanno guidato lo sviluppo delle nuove tecnolgie, come l'usabilità e la produttività. Inoltre dobbiamo considerare come il mondo sia in gioco nelle previsioni del futuro del computer, tenendo presente che l'accesso alle tecnologie resta un miraggio nella maggior parte del mondo. Dopo tutto, chi determinerà ciò che conta?

16 febbraio 2009

Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione fanno bene ai Diritti Umani

Il blog vs il Grande Fratello: le tecnologie dell'informazione e della comunicazione e i Diritti Umani: 1980-2005

Carta preparata per l' International Studies Association (ISA), incontro annuale a New York, a Febbraio 15–18, 2009.
Di Lucía Liste Muñoz, Complutense University di Madrid, Spagna & Indra de Soysa, Professore di Scienze Politiche, Norwegian University della Scienza, PRIO, Norve
gia e della Tecnologia (NTNU) & il Centro per gli Studi della Guerra Civile, Norvegia.

Le tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (ITCs) marcano l'attuale ondata di globalizzazione. Gli scettici della globalizzazione, in particolare i neo-marxisti, suggeriscono che la nuova tecnologia sia pericolosa per i governi a scapito della gente comune, che porta allo sfruttamento e all'insoddisfazione sociale.

Altri suggeriscono che le nuove tecnologie daranno maggior potere alle persone a spese dello Stato, miglioreranno i diritti umani e la giusìtizia sociale aumentando i costi del controllo da parte di quei governanti predatori.

I risultati suggeriscono che le nuove ITCs, in particolare l'accesso a internet, ha effetti benefici per i diritti umani al netto di una serie di controlli al momento della valutazione degli effetti nei confronti delle vecchie tecnologie.
I nostri risultati sono robusti per una serie di diversi controlli, i metodi di prova, e per l'inclusione delle tendenze temporali come una variabile separata.

I risultati considerati nel loro insieme non forniscono motivi di preoccupazione che le nuove tecnologie soffochino i diritti umani e sviluppo sociale, smobilitando il dissenso.

Per saperne di più ecco il post da irevolution

3 febbraio 2009

Tecnologia e ideologia

da elearnspace

A mio avviso, la tecnologia è intrisa di ideologia. La tecnologia non è neutrale. Un sistema di gestione dell'apprendimeto riflette una certa visione dei progettisti del sistema stesso. Anche Second Life lo fa. Gli strumenti di Social bookmarking lo fanno. (vedi la tendenza?).

La tecnologia è spesso pensata come "qualcosa che è accaduto negli ultimi decenni" o, (come dice Alan Key): "La tecnologia include i libri, la carta, le matite, anche le istituzioni. Questo ' il motivo per il quale ho trovato interessante questa discussione sul campus:

Prima proposta: il campus, come il computer, è una tecnologia, una tecnologia di istruzione.

Seconda proposta: ci sono molti studenti per i quali l'aula e il "prendere note" sono una cattiva istruzione tecnologica, e chi non impara molto in una classe convenzionale.

Terza proposta: il campus è una tecnologia per l'istruzione molto costosa.

27 gennaio 2009

Come inviare file pesanti fino a 2 G, P-2-P

Ecco uno strumento eccezionale, semplice, veloce e che non necessita di
nessun software da installare:

Streamfile

Basta inserire uno (o più) indirizzi e-mail.

Scegliere il file da mandare.

Stream now.

Quando il file è stato caricato una mail all'indrizzo inserito darà un link di avvenuta ricezione file.


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E il gioco è fatto!

13 gennaio 2009

Vendiamo casa!

Oggi abbiamo venduto casa. Per meglio dire la casa è stata "fermata" da un acquirente che ci ha proposto un'offerta che abbiamo accettato. E' dal mese di Settembre che la casa è in vendita, oggi abbiamo chiuso la trattativa.
Ottimo segno; volevamo andarcene da tempo, sia perchè la zona di Roma dove viviamo è cambiata in peggio, sia perchè cerchiamo una casa più grande, la bambina cresce, anche io cresco, tutti cresciamo, le esigenze aumentano. Stiamo cercando la nostra prossima dimora, bella energia positiva...

11 gennaio 2009

...Per il momento accontentati...

... Per il momento accontentati di quello che trovi, poi cerchi qualcosa di meglio...
In questi giorni ho sentito molte volte questo commento, parlando della mia attuale situazione.
A fine Dicembre ho lasciato la Futura, e con lei il lavoro per la RAI, la regia di Oltremoda; quindi al momento sono disoccupato, con rare opportunità di trovare in breve tempo un'altro programma televisivo che cerchi un regista. Le produzioni invernali sono in piena attività, e quelle estive partiranno più in là.
Tornando al titolo, certo è il commento più "sensato", logico, facile.
Ma è anche una di quella scelte che mi farebbe sedere nuovamente, mi farebbe accettare una realtà che non sento più mia.
Credo che ormai, sia il momento di svoltare decisamente.
Per fare che cosa?
Per utilizzare le mie conoscenze e capacità per scopi più interessanti per me, più gratificanti, che finalmente mi facciano vivere a pieno la mia vita.
Si, ma il mutuo, la spesa, la famiglia?
Certo esiste un punto oltre il quale non posso andare. In quel caso le necessità fondamentali vegono prima di ogni altra cosa.
Il mio "mestiere" di montatore mi permette di lavorare comunque come free-lance, anche se questo mi riporterebbe indietro di 10 anni (chi sopporterebbe più lavorare con un programmista stupido e arrogante e presuntuoso e incompetente e...).
Quindi per il momento cerco alternative che mi riempano.
Il futuro, in fin dei conti, sorride sempre, se quello che si cerca è una felicità vera.

4 gennaio 2009

Tempo di saldi

Il 3 Gennaio Disal esce di casa, oggi iniziano i saldi. Auto, fila, no posteggio, quello se ne và! preso! Fila all'outlet, ma ne vale la pena.
Dietro il babbo natale gonfiabile, ma adesso un pò moscio, eccolo! lo stronzo che ieri mi ha licenziato, dopo dieci anni. Con la raccomandata di ieri mi ha comunicato che in questo difficile momento economico con tristezza nel cuore deve rinunciare alla mia preziosa collaborazione, claro! é scaduto il periodo di stage e al momento non può assumermi.
Disal non voleva pensarci, ma la mobilità é la nostra stabilità.
Quindi si muove.
Auto, fila, anche se per tornare a casa, oggi anche Disal si sente un saldo tra i saldi...